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Archive for the ‘suono/sound’ Category

In tutte le scuole di musica per bambini che conosco i quarti si leggono ritmicamente TA, e gli ottavi TI. Chissà se succede ovunque. Fatto sta che la cosa poggia su solide fondamenta neuro-linguistiche. 

Lo argomenta ben bene una ricerca condotta tra Italia, Gran Bretagna e Germania. Quel che dici è quel che vedi | Le Scienze Web News. “Ci sono dei vincoli naturali che legano il significato di un vocabolo ed il suo suono”, spiega uno degli autori dello studio, Cesare Parise, dell’Università di Oxford e del Max Planck Institute. “E’ il motivo per il quale la maggior parte delle persone del mondo concorderebbe immediatamente nell’affermare che qualcosa chiamato mal non può essere più piccolo di qualcosa chiamato mil”.

Il fenomeno vale anche per singoli fonemi, e coinvolge diverse variabili dell’immagine e del suono. Cito da un altro articolo che commenta la medesima ricerca: http://www.galileonet.it/articles/4e9d322572b7ab3b2800015e.

“Nel loro studio, i ricercatori hanno chiesto a un gruppo di persone di pronunciare la vocale “a” mentre venivano loro mostrate delle immagini. Analizzando la natura dei suoni emessi, gli studiosi hanno osservato una sorta di simbolismo dei suoni, ovvero che, a seconda delle caratteristiche dell’immagine, le vocalizzazioni cambiano in modo simile in tutte le persone: venivano pronunciate a un volume più alto se le immagini erano luminose, e con un tono più acuto se gli oggetti rappresentati erano spigolosi (a paragone, rispettivamente, con immagini scure e rotondeggianti).

L’articolo de Le Scienze però conclude con una nota piuttosto ingenua. “Inoltre, secondo gli autori dello studio, conoscere il suono giusto di un dato concetto potrebbe essere un potente strumento di marketing per trovare il nome più adatto ad un nuovo prodotto.”

Chi s’inventa il nome di un nuovo prodotto queste cose le sa benissimo, perlomeno a livello di sensibilità e intuizione – sennò non farebbe il creativo. E come creativo conosce altrettanto bene il rischio di essere prevedibili, meccanici, scontati. Creare novità e freschezza ha a che vedere con il tracciare legami e percorsi insoliti tra i paletti, non col chiudersi dentro il recinto che i paletti sembrano delimitare. Il rischio di applicare pedestremente la formuletta in odor di infallibilità resta invece appannaggio degli alfieri del marketing, quelli che sovente la creatività l’accoppano.

Ricordo un panzuto cumenda padano, proprietario di una grossa azienda che vende per corrispondenza cosmetici mediocri. Era rimasto folgorato da due o tre libri sul potere degli ancoraggi (un altro nome dei riflessi condizionati). Sognava di installare, nei suoi mailing alle casalinghe disperate, un innesco-bomba che risvegliasse in loro più volte al giorno un’associazione col suo marchio. L’operazione non poteva riuscire (per fortuna, e per l’impossibilità di caricare a sufficienza la connessione auspicata) ma lui al solo pensiero sbavava come un cane pavloviano. Per lui, l’ancoraggio denaro -> beatitudine funzionava, eccome.


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